È morto Max Leitner, ecco chi era il “Vallanzasca dell’Alto Adige”

Protagonista della malavita del Nord Italia, tra evasioni e rapine da film, ha vissuto da sempre una vita ai margini della legge. Ecco chi era Max Leitner, morto a Merano il 23 luglio 2024 all’età di 66 anni

Max Leitner, noto nel mondo del crimine come il “Vallanzasca dell’Alto Adige” o “Robin Hood” per i tedeschi, è stato trovato senza vita nel suo appartamento a Merano nella giornata del 23 luglio 2024. Con i suoi 66 anni e una lunga carriera di evasioni e rapine, Leitner è stato una figura molto controversa e che ha attirato molta curiosità, tanto per la sua abilità nel sfuggire alla giustizia quanto per le sue dichiarazioni di innocenza e ingiustizia.

Leitner era nato a Elvas, vicino a Bressanone, e la sua fama era legata a cinque evasioni dal carcere che lo hanno reso celebre nel panorama criminale dell’Alto Adige e del nord Italia. La sua carriera criminale ebbe inizio alla fine degli anni ’80, e si distinse per una serie di rapine a banche e attacchi a furgoni portavalori, operazioni che, sebbene violente, non hanno mai provocato vittime.

La figura di Leitner, complessa e ambigua, ha suscitato opinioni contrastanti. Per alcuni era solamente un criminale e un ladro; per altri, era un simbolo di ribellione contro un sistema che percepiva come opprimente e ingiusto. La sua morte segna la fine di una saga che ha catturato l’immaginazione di molti e ha alimentato dibattiti sull’inefficienza del sistema penale e sul concetto di giustizia. Leitner rimarrà una figura indimenticabile nella storia del crimine, non solo per le sue audaci evasioni ma anche per la sua abilità di mantenere un’immagine di “eroe tragico” agli occhi di alcuni e di “criminale impenitente” agli occhi di altri. La sua vita e la sua carriera rimarranno un argomento di discussione e riflessione sul sistema penale e sulla lotta tra giustizia e ribellione.

Arresto Max Leitner
Arresto Max Leitner | Ansa – ilserenissimoveneto.it

Il grande colpo e le innumerevoli evasioni

Il suo primo grande colpo avvenne nel 1990, quando Leitner e i suoi complici assaltarono un portavalori in Austria, riuscendo a sottrarre 90 milioni di scellini. La rapina, però, non passò inosservata e si concluse con uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine austriache. Leitner venne condannato a 12 anni di carcere, ma la sua avversione per le condizioni detentive lo spinse alla prima evasione, che avvenne pochi giorni dopo la condanna. Da quel momento, il suo nome divenne sinonimo di evasione e audacia.

La sua seconda evasione avvenne nel 1992, quando, utilizzando la tecnica dei lenzuoli, riuscì a scappare dal carcere di Bolzano. La latitanza durò sei mesi, dopo di che fu nuovamente arrestato a Padova. Tuttavia, il periodo di detenzione fu breve, poiché nel 2002, approfittando di un permesso premio, Leitner fuggì per la terza volta. La sua attività criminosa continuò con una rapina alla Cassa Raiffeisen di Molini di Tures, ma la fuga a bordo di una Fiat Uno rubata lo portò a una nuova cattura.

Leitner non si diede per vinto e riuscì a evadere di nuovo nel 2004, grazie all’aiuto del clan Radosta. Questa evasione lo portò a Rabat, in Marocco, dove fu arrestato nel 2004. La condanna per evasione aggiuntiva gli inflisse ulteriori 3 anni e 8 mesi di carcere, ma ciò non fermò il suo spirito ribelle.

Il 27 ottobre 2011, Leitner orchestrò la sua quinta evasione dal carcere di Asti. Questa volta, la sua fuga fu facilitata dall’appoggio di don Giuseppe Bussolino, cappellano della struttura penitenziaria, e fu motivata dal desiderio di visitare sua madre, scossa dalla morte del marito. Tuttavia, il 7 dicembre dello stesso anno, Leitner fu rintracciato dai carabinieri di Bolzano e arrestato nella casa del cugino a Vandoies di Sopra, terminando così una latitanza di 42 giorni.

Le controversie e gli appelli

Il suo nome non era solo famoso per le sue evasioni, ma anche per le sue controversie pubbliche. Più di dieci anni fa, Leitner fece parlare di sé con un videomessaggio in cui chiedeva la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel video, pubblicato su YouTube e inviato alla stampa, Leitner si presentava come una vittima di ingiustizia, lamentando le sue condizioni di salute e la sua persecuzione da parte della giustizia italiana. Si dichiarava una “povera vittima di ingiustizia” e accusava il sistema di trattarlo ingiustamente, affermando che la sua fuga non era una prova di colpevolezza, ma una reazione a una condanna eccessiva.

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