Odio online contro gli sportivi, ecco come l’intelligenza artificiale combatterà gli haters

Gli haters online da oggi potrebbero avere un nuovo nemico, capace di bloccare l’excalation di odio, basato proprio sull’AI

L’Intelligenza Artificiale ha delle potenzialità enormi, anche a livello etico e sociale. Proprio in quest’ottica è nato un nuovo software per tutelare gli utenti sui social.

Quante volte vi è capitato di leggere sotto ad un post, speriamo non vostro, dei commenti d’odio, offensivi e d’istigazione alla violenza? Purtroppo i social, si sa, sono terreno fertile per persone che sfruttano anonimato o distanza garantita dallo schermo per dare libero sfogo alla loro infelicità. Tuttavia, l’AI potrebbe mostrarsi una valida alleata per risolvere una volta per tutte questo problema.

AI vs haters: che la battaglia abbia inizio

In questo momento la nuova tecnologia AI in grado di mutare gli haters è in fase si sviluppo e sta venendo sperimentata nel settore sportivo dove, come ben sapete, gli insulti non mancano mai, che sia contro un giocatore che ha sbagliato un goal o contro la tifoseria rivale.

In particolare, il test sta avvenendo nel mondo del tennis. Infatti, l’organizzazione del torneo di Wimbledon ha deciso di tutelare gli atleti servendosi proprio dell’Intelligenza Artificiale. 

ragazzo con cappuccio davanti al pc
Continua la battaglia contro gli haters – Unsplash – ilserenissimoveneto.it

Il software si chiama Threat Matrix ed è stato sviluppato da una società inglese di nome Signify. Questo software è in grado di monitorare i profili social dei tennisti segnalando in tempo reale minacce e insulti in ben 35 lingue diverse.

L’AI lavora in collaborazione con una squadra di esseri umani di supporto che si occupa di revisionare i dati raccolti dal software, per poi produrre dei report fruibili dal diretto interessato per capire come procedere, ovvero se basta una segnalazione alla piattaforma o se si vuole procedere per vie legali.

Ecco la descrizione presente sul sito ufficiale del software AI: 

“I giocatori e le loro famiglie hanno bisogno di sostegno e protezione e di un aiuto per evidenziare, combattere e segnalare gli abusi. Threat Matrix offre questo servizio, spogliando l’anonimato dei protagonisti e assicurando che i colpevoli non rimangano impuniti.”

Sempre più atleti abbandonano i social a causa degli haters

A causa degli haters e dei loro commenti carichi di risentimento, molti atleti hanno addirittura scelto di togliersi dai social, come nel caso di Emma Raducanu e Naomi Osaka, ma anche della tennista Harriet Dart, sommersa di insulti e minacce per aver perso una partita, che sicuramente anche lei avrete preferito vincere.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg se pensate a tutti i commenti razzisti e sessisti che potete trovare non solo sotto i post di celebrità, ma anche di persone comuni. 

La speranza è che questo doppio monitoraggio garantito sia dal software Threat Matrix e dal team dedicato, si dimostrino uno scudo protettivo efficace. 

Tuttavia, sorge spontaneo chiedersi perché software simili non vengano implementati direttamente sulle piattaforme social. Sappiamo che le restrizioni Meta implicano delle conseguenze negative in seguito a messaggi segnalati o utenti bloccati, ma la speranza è che direttamente queste piattaforme garantiscano una tutela maggiore a tutti gli utenti, indipendentemente dal loro grado di popolarità.

In ogni caso, il software Made in Signify, verrà utilizzato anche in occasione del torneo di tennis US Open e si prospetta che verrà poi declinato in altri sport, come ad esempio il calcio.

Cosa rischia un hater a livello legale?

Giusto per aumentare la consapevolezza rispetto al problema, ecco cosa rischia un hater a livello legale: accusa di reato di diffamazione aggravata, minacce e molestie, fino all’accusa di incitamento all’odio razziale e stalking. 

Il limite della continenza nel diritto di critica è superato in presenza di espressioni che, in quanto gravemente infamanti e inutilmente umilianti, trasmodino in una mera aggressione verbale del soggetto criticato. In sostanza, non si potrà in alcun modo scriminare l’uso di espressioni che si risolvano nella denigrazione della persona di quest’ultimo in quanto tale (cfr. ex multis, Cass. n. 11409/2015).

L’art. 595 del Codice Penale punisce con la reclusione fino a un anno o con una multa fino a 1032 euro chi “comunicando con più persone offende l’altrui reputazione.”

Speriamo che questo sia solo uno dei tanti esempi di AI utilizzata con finalità etiche e sociali. Soprattutto, speriamo che sia un ulteriore passo nella direzione giusta per combattere definitivamente l’odio online. Per quello alla vita reale, purtroppo, neanche l’AI potrebbe bastare.

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