Le riserve d’acqua si stanno esaurendo al Sud e nelle Isole e da settimane gli agricoltori tentano di far sentire la loro voce. Il settore sta attraversando una seria crisi e per risolvere la questione servirebbero aiuti concreti e progetti avviati il prima possibile
In Sicilia è allarme siccità e gli agricoltori denunciano le difficoltà affrontate nella gestione delle coltivazioni e del bestiame. “Non possiamo lasciare che gli animali muoiano“, gli aiuti tardano ad arrivare e le lamentele si fanno sempre più intense. Le precipitazioni sono diminuite del 40% dal 2003 e alcune zone dell’isola sono diventate veri deserti, come il lago di Pergusa che è quasi completamente scomparso, suscitando non poche polemiche e riflessioni. Alcuni esperti hanno dichiarato che nel 2030 un terzo della Sicilia sarà desertica.
Le riserve d’acqua si stanno esaurendo al Sud e nelle Isole e da settimane gli agricoltori tentano di far sentire la loro voce. Il settore sta attraversando una seria crisi e per risolvere la questione servirebbero aiuti concreti e progetti avviati il prima possibile. Luca Cammarata è uno dei testimoni della situazione critica in cui oggi versa la Sicilia. L’uomo, titolare di un’azienda biologica agricola e zootecnica in una collina a due passi da Caltanissetta e San Cataldo, ha voluto raccontare la propria storia per manifestare un problema che stanno affrontando tanti siciliani oggi, ovvero l’assenza di misure adeguate volte a fronteggiare la crisi idrica. Quella idrica è una delle crisi peggiori che Luca Cammarata ha sostenuto in questi quasi 25 anni di attività.
“Pensavo di non poter fare altro nella vita”, dice Cammarata parlando della forte passione che lo ha spinto a impegnarsi nella gestione della sua azienda. “Ho avuto al mio fianco anche mia moglie Aldina, che mi ha sostenuto fin dall’inizio. Ne è nata un’azienda cerealicola e zootecnica che tra pecore, capre girgentane e mucche in questi anni è cresciuta abbracciando i principi di imprenditoria etica e il metodo biologico“. “Alleviamo capre di razza girgentana con tecniche antiche che rispettano il loro benessere e le nutriamo con prodotti vegetali ottenuti secondo i principi dell’agricoltura biologica. Sono al bando tecniche di forzatura della crescita e metodi industriali di gestione dell’allevamento”, ha spiegato l’agricoltore.
Le difficoltà da affrontare per chi fa questo lavoro non mancano mai, ma “vedere morire di sete i propri animali” è un altra cosa, dice Cammarata. Sono circa 200 le capre di Cammarata che pascolando sono costrette a mangiare erbacce secche e a bere da uno stagno fangoso. “E non si tratta solo dell’aspetto economico. Con le perdite noi allevatori e agricoltori facciamo i conti da sempre, ma non si possono vedere morire di sete i propri animali”, ha continuato. “Gli animali al pascolo non si cibano mai delle stesse erbe e questo conferisce al latte e ai formaggi derivati una naturale e caratteristica stagionalità nel sapore. Inoltre, il latte delle nostre capre è ricco di zolfo naturale, che si trova abbondante nelle essenze foraggere dei pascoli dell’entroterra siciliano”, prosegue.
Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica presso l’Università di Catania, ha rilasciato un’intervista per la rivista The Guardian, facendo delle dichiarazione sulla situazione in Sicilia riguardo alla crisi idrica e alla siccità. Il professore ha parlato di un futuro incerto per l’isola e ha spiegato che “entro il 2030, un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto, paragonabile alle aride terre dell’Africa settentrionale“. “L’intera fascia che si affaccia sul Canale di Sicilia è destinata ad una rapida desertificazione. Gli antichi arabi che un tempo abitavano la nostra isola avevano trovato dei mod intelligenti per gestire ed accumulare l’acqua, ma oggi i loro acquedotti o sono andati perduti o non sono stati aggiornati, con delle opere di ampliamento e recupero. La Sicilia sta ora affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche e le possibilità che la situazione migliori sono ridotte“. Lo scorso autunno è stato il più caldo da 100 anni e la situazione che peggiora giorno dopo giorno.
Francesco Ferreri, presidente siciliano della Coldiretti, ha dichiarato: “La situazione continua a peggiorare, i danni subiti nel settore agricolo si stanno ora riverberando in altri ambiti economici. Dobbiamo affrontare questo problema e gestire con prudenza le risorse limitate a disposizione, dando priorità agli agricoltori più bisognosi”.
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