L’indagine di Adoc e Eures ha analizzato i costi dei centri estivi in cinque città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari
Le vacanze scolastiche estive in Italia durano circa 12 settimane, quasi il doppio rispetto a paesi come Germania, Francia e Regno Unito, dove variano tra 6 e 8 settimane.
Per i genitori che lavorano, questo significa dover organizzare le attività dei figli per un periodo molto lungo, poiché nessuno ha ferie così estese, pochi possono contare sull’aiuto dei nonni e solo alcuni sfruttano il welfare privato e i campus estivi aziendali che coprono in parte o totalmente i costi, e altri si affidano a iniziative come Scuole aperte d’estate.
Per tutti gli altri, la soluzione consiste nell’alternare settimane di ferie con l’iscrizione ai centri estivi, che diventano sempre più costosi e si concentrano principalmente sui bambini più piccoli.
L’Osservatorio sulle Famiglie di Federconsumatori ha condotto un’indagine per comprendere come le famiglie affrontano le vacanze estive dei figli e i relativi costi.
Per chi resta in città senza l’aiuto dei parenti, la scelta ricade spesso su un centro estivo: secondo l’ADOC (Associazione Difesa Orientamento Consumatori), circa il 30% dei genitori iscrive i bambini, almeno per una settimana, a un campo estivo, quasi sempre privato poiché le opzioni comunali sono scarse.
Qual è la spesa media per i centri estivi?
Un’analisi condotta da Adoc e Eures ha rivelato un aumento medio del 10% dei costi dei centri estivi rispetto al 2023, analizzando cinque città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari.
Una settimana a tempo pieno costa in media 154,30 euro, mentre per il tempo ridotto il costo è di 85 euro.
I genitori lavoratori, prendendo 4 settimane di ferie e utilizzando il centro estivo per otto settimane, devono prevedere una spesa di 1.234 euro per figlio, arrivando a 2.382 euro per due figli.
Anna Rea, presidente di Adoc, afferma che “i costi sono troppo elevati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori”.
Questo scenario rischia di compromettere “l’apprendimento e le competenze acquisite durante l’anno dai bambini e dai ragazzi, aumentando le disuguaglianze sociali”.
Rea sottolinea inoltre che “non tutti possono permettersi attività, centri estivi o vacanze studio, lasciando i più fragili a trascorrere il tempo davanti a tablet o cellulari”.
Se la famiglia fornisce pranzo al sacco e merenda, il costo si riduce a 75 euro a bambino. Sono disponibili sconti del 10-20% per famiglie con più figli.
I costi variano anche in base alla struttura e al tipo di campo estivo. I corsi di lingue sono la scelta più comune, con un costo di circa 212 euro a settimana.
Meno costosi sono i laboratori di scienza, tecnologia, pittura e teatro, con un costo medio di 154 euro a settimana. I campi sportivi costano circa 170 euro a settimana.
Se una famiglia utilizza questa soluzione per tutte e otto le settimane tra la chiusura delle scuole e le vacanze, la spesa totale sarebbe di 1.240 euro, pari a un intero stipendio.
I campi estivi comunali hanno un costo medio di 35-40 euro a settimana, con riduzioni per il secondo figlio in poi. Sono gratuiti per le famiglie con redditi ISEE molto bassi. L’Adoc ha creato un vademecum con consigli per scegliere un centro estivo. Ecco alcuni suggerimenti:
Ambiente: Scegliere innanzitutto il contesto ambientale più adatto e gradito al bambino, che sia mare, campagna, montagna o città.
Attività e divertimento: Coinvolgere il bambino nella scelta del centro che offre le attività di suo interesse. Sport, lingue, informatica, percorsi naturali sono solo alcune delle opzioni disponibili. Assicurarsi che le attività siano diversificate per fasce di età.
Extra o incluso nel prezzo?: Chiedere in anticipo se il servizio mensa è incluso e quali sono le caratteristiche del menu, soprattutto per bambini con allergie. Verificare se ci sono costi extra per merenda, bibite, lavaggio biancheria e se tutte le attività sono comprese nel prezzo o se alcune richiedono un sovrapprezzo.
Personale e sicurezza: Verificare le qualifiche degli educatori, ad esempio, se è prevista la piscina o attività al mare, gli operatori devono avere il diploma di bagnino. Assicurarsi della qualità e del ricambio dell’acqua utilizzata per le piscine gonfiabili. Chiedere se il personale ha seguito un corso di primo soccorso e disostruzione, lasciando uno o più numeri di emergenza.
La geografia inoltre rivela notevoli differenze nei costi dei centri estivi in Italia: al Nord, i centri estivi sono i più costosi, con una media di 175 euro a settimana per il tempo pienorispetto ai 148 euro del Centro e ai 118 euro del Sud. Per il tempo ridotto, i costi settimanali scendono a una media di 102 euro al Nord, 85 euro al Centro e 58 euro al Sud.
Milano è la città più cara, con un costo medio settimanale di 218 euro (che scende a 176 euro per l’orario ridotto), il che significa che una famiglia milanese spende 1.748 euro per otto settimane per ogni figlio.
Questo è più del doppio rispetto a Bari, dove un centro estivo a tempo pieno costa mediamente 100 euro a settimana, e 49 euro per il tempo ridotto, e a Napoli, dove si spendono 123 euro per il tempo pieno e 60 euro per quello ridotto.
A Bologna, i costi medi sono di 148 euro per il tempo pieno e 98 euro per il tempo ridotto, mentre a Roma sono rispettivamente 137 euro e 90 euro.
Nonostante i prezzi elevati i centri estivi, soprattutto nelle grandi città, offrono una vasta gamma di proposte educative, sportive, ludiche e artistiche di livello medio-alto.
Esaminando i dettagli dei servizi si scopre che la mensa è presente nel 75,3% dei centri estivi, mentre la merenda è inclusa in meno della metà delle strutture (44,2%).
Inoltre, un quarto dei centri estivi offre flessibilità oraria, consentendo ingresso anticipato o uscita posticipata, ma sempre a fronte di un costo aggiuntivo.