La maturità 2024 ha portato dei cambiamenti, ecco in cosa consiste il “capolavoro” dello studente e perché non interessa alla commissione
Gli esami di maturità stanno per cominciare, infatti il 19 giugno alle 8.30 si terrà la prima prova. Quest’anno le modalità d’esame sono cambiate, ed è nato una sorta di portfolio digitale dello studente chiamato E-Portfolio, in cui dovrà essere raccolto il percorso dei cinque anni dei maturandi, a cui va aggiungersi il famigerato “capolavoro”.
Ogni studente, stando alle regole imposte dalla riforma sull’orientamento promulgata dal Pnrr, ha quindi l’obbligo di fornire informazioni su sé stesso e sul proprio percorso.
Tra questi racconti dovrà esserci anche il famoso “capolavoro”, ovvero un resoconto di un obiettivo raggiunto negli ultimi tre anni di liceo, una conquista personale che può essere ricondotta al percorso formativo. Come, ad esempio, aver passato un anno all’estero o aver fatto volontariato.
Il “capolavoro” non vuole essere solo un modo per dimostrare delle skills o competenze apprese, ma deve soprattutto dimostrare una crescita e una presa di consapevolezza nei confronti della vita. In poche parole, dovrebbe raccontare la cosa di cui si va più fieri. O almeno, così dovrebbe essere sulla carta.
A quanto pare, però, le indicazioni non sono state troppo chiare, perché né docenti né studenti hanno davvero capito se questo fantomatico “capolavoro” dovesse semplicemente essere una sorta di tesina o meno. Ricordiamo che la tesi di maturità è stata abolita due anni fa, perciò potete comprendere la confusione.
Il Ministero ha deciso di fare più chiarezza in merito, soprattutto considerato che l’inizio della maturità 2024 si fa sempre più vicino, e ha chiarito che questo resoconto non verrà considerato dalla Commissione per elaborare un giudizio e che non influenzerà il curriculum dello studente.
Il chiarimento che doveva servire a calmare le acque, in realtà ha alzato un ulteriore polverone: perché imporre un lavoro in più agli studenti se poi non avrà alcun peso oggettivo nella valutazione? La domanda resta tutt’ora aperta.
La spiegazione che possiamo provare a dare è che il “capolavoro” sia più un’occasione per lo studente di trarre le conclusioni sul proprio percorso e di autovalutarsi.
Secondo un sondaggio portato avanti da Skuola.net solo il 16% degli studenti la pensa così, considerando il capolavoro come un’opportunità positiva, tutti gli altri si dimostrano poco favorevoli.
Ecco le parole di una studentessa del liceo musicale Cardarelli di La Spezia:
“Ci siamo trovati in difficoltà a capire l’utilità e il senso del capolavoro. È una novità che è stata stata predisposta senza consultare gli studenti e senza predisporre linee guida neppure per i docenti. Per noi maturandi è diventato un carico supplementare che finisce per aggravare il lavoro di ripasso che abbiamo da fare in questo periodo”.
A fare la differenza in sede d’esame sarà il Curriculum dello studente. Infatti, servirà alla Commissione per farsi un’idea di quello che è stato il percorso di ogni studente, sia a livello scolastico che come esperienza di vita. Il Curriculum verrà visionato durante l’esame orale e avrà un peso importante nella valutazione finale.
Da questo punto di vista, sembra che l’istruzione italiana voglia fare un passo in più verso quello che è il mondo del lavoro, in cui il CV di un candidato diventa di estrema importanza per il processo di selezione e assunzione.
In ogni caso, si tratta di una maturità sperimentale, che sta ancora cercando di venire costruita a regola d’arte e che probabilmente è ben lontana dall’essere un vero capolavoro. Giusto per stare in tema.
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Da un lato questo senso di instabilità e confusione non fa bene agli studenti che non sanno cosa aspettarsi, né tantomeno ai docenti che non sanno come preparare i propri allievi. Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, la speranza è che la maturità cominci ad essere la vera prima prova della carriera, e che somigli sempre di più a ciò che gli studenti vivranno nel contesto universitario o lavorativo.
In questo modo non sarà più solo un ostacolo da superare, ma diventerà un’esperienza di cui fare tesoro e che possa insegnare qualcosa sulla propria capacità di raccontarsi.
A tutti i maturandi che ci stanno leggendo, buona fortuna! E ricordate che quel “pezzo di carta” non denota chi siete, ma è il vostro modo di affrontare questa sfida a farlo, e questo vale più di una valutazione.
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