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Kintsugi, spopola il trend della tradizione giapponese: ecco perché ti farà stare bene

Un’antica pratica giapponese che diventa anche filosofia di vita. In cosa consiste il Kintsugi e perché ci aiuta a stare bene con noi stessi

La filosofia orientale, in particolare quella giapponese, ha sempre più seguaci anche in Occidente. La capacità di star bene grazie alle piccole cose, di godere dei piccoli traguardi quotidiani sono cose che avevamo dimenticato. Ma stiamo riscoprendo tutto questo anche grazie al Kintsugi, antica pratica nipponica che può cambiarci la vita.

Avete mai sentito parlare del Kintsugi? – (ilserenissimoveneto.it)

Le origini del Kintsugi risalgono al XV secolo, durante il periodo Muromachi in Giappone. Al di là dell’aspetto pratico, di cui vi parleremo di qui a breve, possiamo dire che il Kintsugi è una filosofia che abbraccia la resilienza e la bellezza delle imperfezioni. In un’epoca dominata dal consumismo e dalla ricerca della perfezione, il Kintsugi invita a riflettere sul valore del recupero e della conservazione. Qualcosa di cui dovremmo ricordarci ogni giorno.

Cos’è il Kintsugi: la sua filosofia e il suo impiego pratico

Il Kintsugi, antica arte giapponese, trasforma la riparazione degli oggetti in un atto pieno di  bellezza e di significato. Questa tecnica, il cui nome significa letteralmente “riparare con l’oro”, utilizza una lacca mista a polvere d’oro, d’argento o di platino per riparare le ceramiche rotte. Invece di nascondere i danni, il Kintsugi li esalta, celebrando la storia dell’oggetto e trasformando le crepe in linee dorate che ne aumentano il valore estetico.

Il Kintsugi come filosofia di vita: ecco cosa ci insegna  – (ilserenissimoveneto.it)

Come detto, si tratta di una pratica molto antica. Secondo la leggenda, il samurai Ashikaga Yoshimasa, dopo aver rotto una preziosa ciotola cinese, la inviò in Cina per farla riparare. La riparazione risultò insoddisfacente, con graffette metalliche che deturpavano l’oggetto. Così gli artigiani giapponesi svilupparono una tecnica che non solo riparava, ma esaltava le crepe con l’uso di metalli preziosi.

Il processo del Kintsugi è meticoloso e richiede abilità e pazienza. Prima di tutto, i frammenti dell’oggetto rotto vengono raccolti e puliti accuratamente. Successivamente, una lacca speciale viene utilizzata per incollare i pezzi insieme. I frammenti vengono lasciati asciugare lentamente, spesso protetti per evitare la polvere. Questo processo può richiedere settimane.

Quando la lacca è completamente asciutta, le crepe vengono riempite con polvere d’oro, d’argento o di platino. Questa fase richiede grande precisione per ottenere un risultato uniforme e di pregio. Praticità e filosofia, come detto fin dall’inizio. E infatti il Kintsugi è diventato una potente metafora per affrontare le ferite emotive, suggerendo che le nostre crepe possono essere parte integrante della nostra bellezza e forza interiore.

Claudio Rossi

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