Quali punizioni prevede la nostra legge per le persone che maltrattano gli animali? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo
Uccisi, maltrattati o torturati: purtroppo, non è raro imbattersi in casi di cronaca in cui i diritti degli animali vengono gravemente violati, suscitando rabbia e indignazione. Negli ultimi anni, il maltrattamento degli animali è diventato un tema centrale nella legislazione italiana. L’Italia, infatti, è un Paese piuttosto all’avanguardia su questo fronte e mira a proteggere la salute, il benessere e la sicurezza di questi esseri viventi. Tuttavia, non è sempre stato così e attualmente restano molti passi da compiere e numerosi limiti da superare. Ma quali sono le pene previste in Italia per chi maltratta o uccide gli animali domestici? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Multa o carcere? Ecco cosa prevede il nostro Codice penale per chi maltratta o uccide gli animali domestici
Il Codice penale italiano protegge gli animali, sia domestici che non, punendo non solo l’uccisione ma anche i maltrattamenti in qualsiasi forma. In particolare, l’articolo 544 ter del Codice penale disciplina il maltrattamento degli animali: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, causa una lesione a un animale o lo sottopone a sevizie, a comportamenti, a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche, è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con una multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chi somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate, o li sottopone a trattamenti che danneggiano la loro salute. La pena è aumentata della metà se dai fatti descritti nel primo comma deriva la morte dell’animale“.
Pene per l’uccisione di un animale domestico
Come ben sappiamo, esistono varie forme di maltrattamento sugli animali. Il Codice penale prevede che chiunque uccida un animale sia punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. La legge specifica che l’uccisione è punibile solo se avviene senza necessità o per pura crudeltà. Ciò significa che l’uccisione accidentale, come potrebbe accadere durante la guida, o per risparmiare sofferenze inutili, come nel caso dell’eutanasia eseguita da un veterinario, non è considerata un reato. Solo l’uccisione intenzionale e volontaria è perseguita dalla legge.
Una persona che uccide un animale non viene arrestata poiché il reato di uccisione di animali è punito con una pena massima di due anni, che è significativamente inferiore ai cinque anni di pena minima stabiliti dalla legge per l’arresto obbligatorio in flagranza. Inoltre, è anche inferiore ai tre anni di pena massima previsti per l’arresto facoltativo.
Pene per il maltrattamento di un animale domestico
Il maltrattamento degli animali è considerato un reato complementare rispetto all’uccisione. Il Codice penale stabilisce che chi, senza necessità o per crudeltà, provoca lesioni a un animale, lo sottopone a sevizie o a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche, può essere punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con una multa da 5.000 a 30.000 euro. È importante sottolineare che il reato di maltrattamento degli animali comprende qualsiasi azione che possa causare non solo lesioni, ma anche sofferenze di vario tipo. Ciò include aggressioni fisiche come bastonate, percosse, calci, sevizie e comportamenti crudeli, come privare l’animale di cibo, farlo vivere in un ambiente angusto e sporco, o sottoporlo a fatiche insopportabili. Sono previste sanzioni anche per chi somministra sostanze stupefacenti a un animale o lo sottopone a trattamenti che danneggiano la sua salute. Se da tali maltrattamenti deriva la morte dell’animale, la pena sarà aumentata della metà.
Altri reati contro gli animali
Esistono poi altre azioni che costituiscono reati contro gli animali. Ad esempio, promuovere e organizzare manifestazioni o spettacoli che causano sofferenza e sevizie agli animali è considerato un reato. In questo caso, le sanzioni variano da quattro mesi a due anni di reclusione, accompagnate da multe che vanno da tremila a quindicimila euro.
In questa categoria di reati rientrano anche le scommesse clandestine, l’organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate che mettono a rischio la loro integrità fisica. Per queste infrazioni, le pene includono la reclusione da uno a tre anni e multe da cinquantamila a centosessantamila euro.
Abbandono degli animali
Un recente emendamento presentato dalla Lega (che ha già ricevuto il primo sì alla Camera), equipara l’abbandono degli animali all’omicidio stradale. Se approvato anche dal Senato, imporrà le stesse sanzioni per “lesioni personali stradali gravi o gravissime”, considerando che “abbandonando un animale si mette a rischio anche la sicurezza degli altri utenti della strada”. Inoltre, oltre alla pena principale, verranno applicate anche le pene accessorie previste per questi reati, come la sospensione o la revoca della patente, a seconda della gravità stabilita dal giudice. È importante notare che l’inasprimento delle pene è previsto anche solo per il reato di abbandono, “anche in assenza di incidenti“.
Come fare per denunciare un caso di violenza contro gli animali
Di fronte alla sofferenza e al maltrattamento degli animali, abbiamo tutti il dovere morale di intervenire. Cosa fare quando ci si trova di fronte a situazioni in cui un animale viene seviziato, maltrattato o ucciso per pura crudeltà? È fondamentale segnalare o denunciare l’accaduto alle Forze dell’Ordine, le quali sono obbligate a ricevere tali denunce e ad avviare indagini per accertare le responsabilità. In situazioni che pongono un rischio per la salute dell’animale (ad esempio, un animale non nutrito o incatenato sotto il sole), è possibile richiedere l’intervento dell’ASL, ossia dell’Autorità Sanitaria. In tali casi, un pubblico ufficiale eseguirà un sopralluogo e, a seconda delle circostanze, segnalerà eventuali reati alle autorità competenti per procedere penalmente contro i responsabili.
La denuncia per maltrattamento di animali dovrebbe essere sempre effettuata tempestivamente presso le Forze di Polizia, per garantire un intervento rapido e interrompere il reato. In alternativa, si può presentare la denuncia alla Procura della Repubblica, avvalendosi dell’assistenza di un legale. La denuncia può essere effettuata di persona o per telefono, seguendo alcuni accorgimenti importanti. Innanzitutto, è consigliabile descrivere i fatti in modo dettagliato, indicando, se possibile, nomi e testimoni presenti; inoltre, è fondamentale fornire i propri dati anagrafici per rendere la denuncia valida.
Un’altra opzione è rivolgersi all’Enpa, l’ente nazionale per la protezione degli animali. Dal 1871, questo ente si occupa di vigilare sull’osservanza dei regolamenti e delle leggi relative alla protezione degli animali, intervenendo prontamente per aiutare gli animali in difficoltà. Segnalare un caso di maltrattamento all’Enpa può fare la differenza.
È importante ricordare che il termine “maltrattamenti di animali” si riferisce a qualsiasi sofferenza inflitta all’animale, che può comprendere o meno atti di violenza. Ad esempio, un cavallo costretto a trasportare pesi insostenibili sotto il sole rovente, un cane chiuso in balcone senza cibo, o cuccioli allontanati prematuramente dalla madre sono tutti casi di maltrattamento.