Esiste un validissimo metodo per aumentare l’importo dell’assegno pensionistico, se non si hanno sufficienti contributi. Ecco come funziona.
Può capitare che il datore di lavoro non paghi i contributi previdenziali dovuti o versi un importo non sufficiente. Però grazie alla rendita vitalizia, i soggetti che intendono ricevere la pensione possono recuperare i periodi lavorativi scoperti da contribuzione previdenziale o caratterizzati da una contribuzione scarsa.
In questo modo, si evitano ripercussioni sull’assegno erogato dall’INPS, anche nell’ipotesi in cui sia scaduto il termine di prescrizione. Possono richiedere la rendita sia il datore di lavoro sia lo stesso contribuente. Vediamo, dunque, quali sono i requisiti per ottenerla.
I contribuenti hanno la possibilità di riscattare, dietro il pagamento di una determinata somma di denaro, eventuali periodi in cui hanno svolto attività lavorativa ma il datore ha omesso il versamento dei contributi previdenziali.
Aumenta la pensione con la rendita vitalizia, approfittane subito
Possono, in pratica, aumentare l’ammontare contributivo, utile sia per l’accesso alla pensione sia per la determinazione del relativo assegno. In base a quanto stabilito dall’INPS con la Circolare n. 78 del 29 maggio 2019, la richiesta per usufruire della rendita vitalizia va inviata solo se è possibile provare il mancato versamento dei contributi.
Non ci sono, inoltre, limiti temporali e, dunque, è consentito presentare istanza anche dopo il riconoscimento della pensione. La rendita vitalizia spetta anche nei casi di omissione parziale dei contributi, ossia quando la contribuzione è inferiore a quella dovuta e non basta per maturare il presupposto per il pensionamento.
Lo strumento è richiedibile dai seguenti soggetti:
- datori di lavoro che non hanno accreditato i contributi ai propri dipendenti;
- lavoratori o pensionati;
- familiari superstiti di un lavoratore.
La rendita è accessibile ai familiari coadiuvanti di artigiani e commercianti, ai collaboratori dei coltivatori diretti e ai collaboratori iscritti alla Gestione Separata. È, invece, preclusa ai titolari di imprese e ai lavoratori autonomi che devono versare autonomamente i propri contributi. È necessario che i versamenti previdenziali non siano stati accreditati da almeno 5 anni, se la richiesta di rendita proviene dal datore di lavoro.
I lavoratori, invece, hanno 10 anni di tempo per effettuare la denuncia. Per quanto riguarda, infine, il costo dell’operazione, esso varia a seconda del sistema di calcolo dell’assegno previdenziale. In particolare, per il sistema retributivo, si applica il principio della riserva matematica, che prende in considerazione il differenziale annuo tra la pensione con e senza riscatto. Il dipendente può rivalersi sul datore di lavoro per riavere le somme pagate per il riscatto.