Gli scienziati hanno utilizzato le informazioni sul clima del passato custodite negli anelli degli alberi anno dopo anno nel corso di due millenni
L’estate del 2023 è stata la più calda degli ultimi 2000 anni. La stagione estiva dello scorso anno è stata associata al maggior numero di giorni caratterizzati da temperature sopra la media. A confermarlo i risultati dello studio “2023 summer warmth unparalleled over the past 2,000 years” degli scienziati dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, pubblicato su Nature. I ricercatori hanno evidenziato che “anche considerando le variazioni climatiche naturali nel corso di centinaia di anni, quella del 2023 è stata ancora l’estate più calda dai tempi dell’Impero Romano, superando di mezzo grado Celsius gli estremi della variabilità climatica naturale“.
Gli scienziati hanno utilizzato le informazioni sul clima del passato custodite negli anelli degli alberi anno dopo anno nel corso di due millenni. I dati hanno rivelato che la maggior parte dei periodi più freddi degli ultimi 2.000 anni sono seguiti a grandi eruzioni vulcaniche ricche di zolfo. Queste eruzioni emettono enormi quantità di aerosol nella stratosfera che raffreddano la superficie.
Jan Esper, autore principale dello studio e professore dell’Università Gutenberg di Magonza in Germania, ha spiegato: “È vero che il clima cambia continuamente, ma il riscaldamento nel 2023, causato dai gas serra, è ulteriormente amplificato dalle condizioni di El Niño, quindi ci ritroviamo con ondate di calore più lunghe e severe e periodi prolungati di siccità“, “Se si guarda al quadro generale, si vede quanto sia urgente ridurre immediatamente le emissioni di gas serra“, ha continuato. Si prevede che l’attuale evento di El Niño continui fino all’inizio dell’estate 2024 e che questa potrebbe battere nuovi record di temperature.
L’esperto ha dichiarato che “quando si guarda al lungo arco della storia, si può vedere quanto sia drammatico il recente riscaldamento globale. Il 2023 è stato un anno eccezionalmente caldo e questa tendenza continuerà a meno che non riduciamo drasticamente le emissioni di gas serra”. I risultati dello studio dimostrano anche che “nell’emisfero settentrionale l’Accordo di Parigi del 2015 per limitare il riscaldamento a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali è già stato violato“. La ricerca è stata in parte sostenuta dal Consiglio europeo della ricerca.
“Molte delle conversazioni che abbiamo sul riscaldamento globale sono legate a una temperatura di riferimento della metà del XIX secolo, ma come si può capire cosa è normale e cosa non lo è quando abbiamo solo 150 anni di misurazioni meteorologiche?“, si domanda Ulf Büntgen dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, co-autore dello studio guidato da Jan Esper. “Solo guardando alle ricostruzioni climatiche – aggiunge – possiamo davvero contestualizzare i recenti cambiamenti climatici di origine antropica“.
Il confronto tra il riscaldamento JJA del 2023 e l’estate più fredda ricostruita nel 536 d.C. rivela un intervallo massimo di temperature dal pre-Antropocene al 2023 di 3,93°C. Nonostante il 2023 sia coerente con una tendenza al riscaldamento indotto dai gas serra 7 che viene amplificato dal verificarsi di un evento El Niño 8. Quest’evidenza mette in risalto il bisogno di attuare accordi internazionali per la riduzione delle emissioni di carbonio.
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