A causa della siccità, il cuneo salino è risalito per oltre 30 km all’interno fiume più grande d’Italia. E’ pericolosissimo per allevamenti di vongole e molluschi nel Delta del Po
Il cuneo salino è il fenomeno naturale della risalita dell’acqua del mare nel corso del fiume. Ciò accade soprattutto in periodi come questo, di maggiore siccità. La portata del fiume non è in grado di contrastare la risalita del mare, venendo sopraffatto da quest’ultima. Ben più leggera, l’acqua dolce rimane dunque più in alto mentre l’acqua salata occupa la parte più bassa del corso fluviale.
Il pericolo del cuneo salino
L’intrusione di acqua marina nei fiumi porta a gravi problematica per l’uomo e per la natura stessa. Interruzione delle irrigazioni per l’agricoltura, salinizzazione delle falde acquifere, inaridimento delle zone litoranee con successive micro-desertificazioni, compromissione degli acquedotti e gravi conseguenze per flora e fauna. Quest’ultimo effetto è forse il pù preoccupante dato che potrebbe portare alla scomparsa di zone forestali o paludose, fino alla sparizione di alcune specie animali.
Sostegno idrico dall’Alto Adige
Grandi sono in questo periodo le preoccupazioni dei pescatori e delle asociazioni di categoria. Nei giorni scorsi è stato siglato l’accordo tra Veneto e Alto Adige per il supporto idrico. Nonostante ciò la Flai Cgil di Rovigo, in una nota polemica all’indirizzo del governatore veneto Luca Zaia, si aspetta maggiori interventi.
Cgil polemizza con Zaia
“Caro governatore, il Veneto non è solo prosecco ma anche cozze e vongole – commenta la Cgil rodigina – La Regione già nel 2019 doveva intervenire con opere al fine di risolvere il problema della mancanza di canali utili al ricambio, all’abbassamento delle temperature e ad arginare l’aumento del grado di salinità che uccide i molluschi”. “Siamo arrivati al 2022 ed ancora oggi tutti i pescatori sono costretti ad operare con le medesime problematiche, anzi, aggravate da altre questioni, pandemia e crisi economica ed aumenti del costo energetico e del carburante”. conclude la Cgil.
Un Mose del Po per fermare il cuneo salino
E’ questa invece la provocazione lanciata da Vittorio Viora, presidente piemontese e vicepresidente nazionale di Anbi, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. “Un problema tragico perché fa sì che quei terreni su cui arriva la faglia invasa dall’acqua salata per 3 anni non possono essere coltivati. La mia è una provocazione – precisa Viora – ma bisogna trovare delle soluzioni diverse che non sia solo sperare di sconfiggere il cuneo salino buttando giù acqua dalle nostre Alpi”.